(Scogli Segati a S. Nicola, Torrione del Cavaliere a S. Nicola, Cala del Grottone a Pianosa, Cala di Tramontana a Pianosa)
Tra la storia e le leggenda di San Nicola, e la natura integrale di Pianosa.
Pur essendo la minore delle tre isole più grandi dell’intero arcipelago, con uno sviluppo costiero di 3700 m, su un territorio di appena 43 ettari, San Nicola è il centro storico, religioso e amministrativo del gruppo delle Tremiti ed è anche l’isola più interessante per i resti monumentali. Si sviluppa su una superficie di 42 ha, per una lunghezza di 1600 metri, una larghezza di 450 m e un altezza massima di 75 metri, ed è situata a pochi chilometri di distanza da San Domino, da Cretaccio e da Capraia. L’isola ha una forma allungata, con pareti a picco e una costa frastagliata, difesa da grossi scogli. Nella parte Ovest dell’ isola troviamo torri, castelli e le antiche mura di cinta. Questo è il versante meno scosceso che cala in una spiaggetta arenosa, dove c’è la Marina con annesso un porticciolo dal quale si può salire verso l’abitato prendendo l’unica porta di ingresso, e percorrendo una rampa tra il monte e una feritoia, usata dai monaci per osservare il mare. Sebbene questo sia il versante più accessibile, è dotato di un sistema complesso di fortificazioni attuate dai Canonici Lateranensi, detti anche Regolari perché osservavano la regola di Sant’Agostino.
La storia dell’isola di San Nicola comincia con l’arrivo dei Benedettini di Montecassino che fondarono l’Abbazia ed edificarono le costruzioni attualmente situate sul versante settentrionale della chiesa, restaurate ed ampliate con nuovi elementi architettonici nel XV secolo con l’arrivo dei Canonici Lateranensi.
Sotto la scalinata in pietra, vi sono camminamenti e cunicoli che un tempo costituivano dei rifugi per i monaci e vie per scappare in caso di emergenza. Dai racconti degli anziani, si sa che vi erano anche le prigioni. Difatti, fino ad alcuni anni fa, ci si poteva andare passando attraverso alcune aperture, ora murate, e si potevano ancora vedere i residui di catene e anelli fissati alle pareti e a colonnine rudimentali, e banchi di pietra che servivano da giaciglio ai condannati lì rinchiusi. Intorno al 1750 divenne colonia penale e terra di esilio fino al 1932 quando l’arcipelago ottenne la costituzione di Comune delle Isole Tremiti.
L’Isola di San Nicola è anche terra di leggenda, si narra infatti che un eremita scelse l’isola di San Nicola intorno al 312 d.C. come luogo di ritiro e di contemplazione e una notte gli apparve in sogno la Madonna indicandogli il luogo in cui doveva scavare per rinvenire un tesoro di monete e monili e gli ordinò di edificare con questi una chiesa in onore della Vergine Maria. Tuttavia l’eremita ignorò l’invito mariano e allora la Madonna riapparve al monaco, questa volta «con viso alterato e occhi sdegnati» in segno di rimprovero per l’atto di disobbedienza, e dunque il monaco si decise ad obbedire, ritrovando il tesoro e costruendo con questo un edificio dedicato alla Vergine.
Da un punto di vista paesaggistico e naturalistico, è possibile ammirare La Grotta di San Michele, il cui fronte sembra raffigurare un teschio, molto famosa anche per il colore delle acque azzurre e turchesi che è possibile ammirare al suo fianco e gli Scogli Segati, un enorme masso dirupato dall’ isola e spaccatosi nella caduta perfettamente in due, come se segato da mani esperte.
L’isola di Pianosa, posta ad una ventina di chilometri a nord-est dell’isola di Capraia, è del tutto disabitata, e per la sue scarse dimensioni è facilmente paragonabile ad un grande scoglio di colore bianco. Il suo nome ne descrive la struttura pianeggiante: lunga 700 metri e larga 250, con un’altezza di 15 metri sul livello del mare. A nord la costa dell’isola è molto alta ed ha anche i fondali più belli e più profondi, invece la costa a sud cade lentamente a mare, dando vita ad un basso fondale. Ad Est l’isola ha la Punta di Levante, verso Nord c’è la Cala del Grottone, con una grotta subacquea; segue la Cala di Tramontana, di poco oltre il Faro con la sua torre e la lanterna ad accensione automatica.
Ad un centinaio di metri verso Nord, di poco all’interno c’è uno stagno, una specie di laghetto comunicante con il mare, profondo circa 8 metri e di 25 metri di diametro. Attorno al laghetto si è creato un microsistema animale che riesce ad utilizzare e a filtrare quel poco di acqua dolce per la sopravvivenza.
La vegetazione dell’Isola è priva di grosse piante e non è caratterizzata dalla tipica macchia mediterranea che ingioiella le vicine isole Tremiti ed il promontorio del Gargano. Solo alcune piantine grasse e bulbi di cipolle selvatiche, formano la sua flora. Anche la fauna risulta essere ovunque scarsa: piccoli rettili, rospi e conigli selvatici, mentre nei cieli volano i falchi della regina, la berta maggiore e minore e il rondone pallido.
Al contrario della fauna terrestre, la fauna che abita i fondali blu cobalto dell’isola è davvero ricchissima. Qui, infatti, si trova un vero santuario della natura dove molte specie marine che popolano il bacino centro-meridionale del Mare Adriatico, trovano la possibilità di riprodursi. Ai piedi delle scogliere che precipitano fino a 30 metri di profondità, fra gorgonie, spugne di ogni varietà e distese di alghe, trovano il loro habitat naturale orate, saraghi, pagelli, polpi e murene. Ma i fondali dell’isola, sono anche ricchi di frammenti di ceramiche e di anfore romane per il grande traffico di navi romane risalenti al periodo imperiale e vi si ritrovano anche tracce della seconda guerra mondiale. Per la ricchezza e la bellezza dei suoi fondali, l’isola di Pianosa è un parco naturale totale: vige il divieto di approdo e di navigazione entro i 500 metri, il divieto assoluto di pesca e il divieto di immersioni a meno che non accompagnati da guide subacquee autorizzate.